Quanto costa un momento di felicità?

Ci pensavo giorni fa, e beh, indubbiamente è proprio una bella domanda…

Di sicuro è una cosa che cambia col tempo, e da quanto la mia esperienza mi ha fatto capire, è qualcosa che è direttamente proporzionale anche all’età. Man mano che si cresce e si diventa adulti, le priorità ed i desideri cambiano, e di conseguenza cambia anche la nostra concezione di felicità, che piano piano muta i suoi requisiti minimi di attivazione, indirizzandoci a volte su strade che in altri casi forse non avremmo mai intrapreso…

Da piccoli comunque era tutto molto più semplice, per essere felici ti bastava stare con i tuoi genitori, con fratelli e sorelle. Gioivi di cose abbordabili, come quando a Natale trovavi sotto l’albero il regalo che volevi tanto, o come quando passavi i giorni estivi a giocare con gli amici senza pensare alla scuola, ai compiti ed a tutta la roba che avevi da studiare.

Poi cominci a crescere, e cominci a capire che non è tutto così semplice come quando eri piccolo. La scuola diventa più “ingombrante” nella tua vita e cominci a scoprire cose a cui da bambino non pensavi nemmeno lontanamente. Ed lì che tutto diventa più pesante, difficile, irraggiungibile.

Dopo poi è ancora peggio. Cominciano i problemi seri, inizia il periodo in cui passi dal periodo scolastico a quello lavorativo, e le responsabilità aumentano, cambiano ancora le priorità, gli obiettivi, la vita in generale. E ti accorgi che ciò che ti rende felice è una sottile linea rossa che vedi sempre più lontana.

Qualcuno riesce anche a raggiungerla, per pochi miserabili istanti. Ma tutto ha un prezzo. Per quei pochi momenti rischi di dover pagare un dazio di cui non immagini neanche minimamente il peso. Il karma ti attende al varco, sa cosa stai facendo, e subdolamente aspetta un tuo passo falso. Perché lo farai. Ah, se lo farai… E scoprirai quanto può fare male…

È un po’ come quando stai correndo, lo sforzo fisico ti annebbia i pensieri ma non abbastanza da spegnere il cervello. Mentre superi un ponte ti distrai a guardare verso l’orizzonte, ed è lì che vedi una farfalla agonizzante sul bordo della strada. Un esserino tanto bello quanto effimero, che brucia la sua esistenza in un lasso di tempo molto inferiore rispetto a quello umano. O che almeno avrebbe potuto, se solo per qualche ragione sconosciuta non fosse lì a morire da sola ed anzitempo. Nessuno saprà mai se nella sua vita essa abbia effettivamente raggiunto la felicità, per quanto questo termine possa avere significato per un essere del genere, o se quanto aveva fatto nella sua esistenza le sia valso di terminare la propria vita su di un ponte proprio sotto ai tuoi occhi.

Ci sono pochi momenti nella vita di un uomo (o donna) in cui si può dire coscientemente di essere veramente felici, 4 o 5 al massimo se si è fortunati, e quello che conta di più è come riesci a viverli, a patto ovviamente di riuscire a raggiungere quella linea lontana. Come cita uno dei miei film preferiti, la vita di solito è sofferenza, e chi dice il contrario lo fa per convenienza personale… Come sempre, anche questa volta, il pirata Roberts aveva ragione… Ma d’altro canto, come sosteneva Seng Ts’an, il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è opzionale. Il problema è solo riuscire a capirlo.